martedì 4 gennaio 2011

FEDE E GIUSTIZIA: stiamo con Gesu' o con Erode?

Viviamo in un mondo scandaloso che nega l’appello di Dio affinché la vita sia di tutti. Persino nel ricco Canada la povertà giovanile in continuo aumento (Rapporto UNICEF) si assomma all’impoverimento delle risorse ittiche, alla deforestazione, all’erosione del suolo, alle minacce che pesano sull’acqua dolce e ad altri danni ambientali; mentre intere comunità umane vengono disgregate e i mezzi di sussistenza sono perduti, forme di vita e saperi culturali vengono asserviti a profitti finanziari. Oggi i giovani, e i ricercatori della verità e della giustizia che guardano attraverso gli occhi di chi soffre ed è senza potere, testimoniano che l’attuale (dis)ordine mondiale è radicato in un sistema economico, culturale, politico, religioso e militare estremamente complesso ed immorale difeso da un impero che protegge gli interessi dei potenti, che continuano a incrementare profitti e rendite, proprietà e capitali finanziari, mentre una maggioranza sempre più grande della popolazione ne è esclusa e mentre la natura è ridotta al rango di merce; questo sistema di accumulazione di ricchezza alle spalle dei poveri, chiamato dalla bibbia Mammona, è considerato una forma di infedeltà a Dio ed è responsabile di una sofferenza umana che potrebbe essere evitata. Gesù ha detto chiaramente che non possiamo servire Dio e Mammona (Lc. 16,13). Eppure ancora oggi Erode esige il suo sanguinante tributo in termini di vite annullate, di giovani che si vedono estraniati e depredati del loro futuro.
Per gli adulti, gli accomodati, gli accasati, per coloro che si sono creati un mondo protetto e rassicurante da cui difficilmente riescono a uscire o a mettere in comune, che significato ha quel giovane per il quale non c’e’ posto nella società, costretto dalla mobilità a essere sempre in transito, come straniero in ogni luogo? Per pastori e magi, quel piccolo giovane insignificante rappresenta l’epifania di Dio, del Dio che non ha volto, ma che si rende presente con un nuovo volto, perchè di volta in volta Egli prende il volto di ogni uomo (Mt. 25:40). Il Dio-con-noi non si manifesta fuggendo dalla realtà, né facendo scelte che non sono in sintonia col normale vivere, né schierandosi con i potenti, ma promuovendo ogni aspetto genuino dell’umano. In questo quadro noi da che parte stiamo? Con Erode o con Gesù? Con chi viene per “rubare, ammazzare e distruggere” o con chi viene per dare la sua vita per tutti? (Gv.10:10,11).
L’integrità della fede è oggi in gioco: nell’ inchiesta del quotidiano nazionale Globe and Mail ad esempio, l’accusa che i giovani ci rivolgono è grave e seria: “la fede in Dio sembra che non abbia nulla a che fare con la vita quotidiana”, “Come è possibile che tanti si dicono cristiani cattolici e poi appoggiano scelte politiche e amministrative che nulla hanno di cristiano?” “Date troppa enfasi al culto a scapito della vita” dicono, e “senza la pratica della giustizia i rituali diventano una farsa”. Anche la pastorale delle nostre parrocchie sembra affetta da una schizofrenia che da un lato neutralizza la validità dei fedeli laici quando si trovano all’interno dell’edificio di culto, assegnandogli esclusivamente un ruolo di coadiuvanti dei Sacerdoti, ignorando la loro dimensione professionale, familiare, politica: dall’altro li abbandona, fuori da quelle mura, ad una logica puramente secolaristica, per cui si trovano ad alimentare la loro cultura, attingendo non dal vangelo o dalla dottrina sociale della chiesa, ma da giornali e televisioni commerciali, contribuendo in tal modo al caos e alla politica perversa. È questa la laicità dei credenti? Quella di chi non riesce a portare le esigenze e le situazioni di cui il mondo è pieno? Le denunce della Chiesa rimangono spesso solo un nobile gesto, laddove è proprio la pastorale ordinaria, quella di cui bisogna maggiormente tener conto. Oggi più che mai va dimostrato che non ci sta a cuore soltanto la vita nel momento del suo concepimento, o in quello terminale, ma anche in tutto ciò che sta in questi due momenti estremi. Dove sono i laici, quelli prefigurati dal Concilio, che leggono le realtà terrene (cioè politica, economia, famiglia, ecc..) con il vangelo in mano? L’alternativa all’indifferenza religiosa sta nell’abbandonare le chiusure, le inerzie e le stanchezze delle parrocchie, dimostrando il profondo legame tra fede e giustizia, con la presenza e voce nei luoghi pubblici, portando la riconciliazione là dove necessario. Se condividiamo le ansie dei nostri simili e ci dedichiamo con passione alla giustizia, difficilmente potremo ancora essere liquidati dai giovani come “arretrati”, accusati di “stranezze”, o addirittura di essere solo un popolo di “pappagalli”. Si tratta di imparare a dire, soprattutto ai giovani, le ragioni cristiane dell’impegno per la promozione umana e per il rifiuto radicale delle ingiustizie! La nonviolenza e la noncollaborazione al male, insegnate da Gesù e rispolverate da Ghandi e M. L. King, sono terribilmente attuali per una folla di gente smarrita che ha alle spalle il cratere vulcanico della violenza, e di fronte la montagna della pace, da scalare. Noi siamo tra quella folla. E sentiamo che Cristo parla proprio a noi (Mt.25:45). Allora, l’ugurio che ci facciamo per questo nuovo anno, è l’invito a rimboccarci le maniche e ad abbattere i muri fatti di pregiudizi, di tradizioni e di idee religiose ingenue e naïve (così difficili da sradicare!), per vedere finalmente ritornare alla ribalta laici maturi che si prendano le proprie responsabilità con passione ecclesiale e civile. Questo è il compito che ci aspetta affinchè la novità portata da Gesù possa fiorire nella società aprendo orizzonti di speranza.  
Giovanni Riccitelli