mercoledì 18 maggio 2011

«Nessun bambino nasce omofobo»

TORONTO - «Nessun bambino nasce omofobo. L’istruzione deve essere la chiave per fermare l’omofobia».
Nella Giornata internazionale contro l’omofobia e la transfobia che si è svolta ieri in tutto il mondo il presidente della Elementary Teachers’ Federation of Ontario (ETFO) parla del ruolo degli insegnanti e del coinvolgimento degli studenti, della scuola e dei membri della comunità per far fronte a un fenomeno sempre più diffuso.
«La scuola ricopre un ruolo fondamentale nella sensibilizzazione degli studenti - spiega Hammond - L’istruzione può contribuire a far scomparire e a sradicare quei miti negativi che ruotano intorno all’omofobia e alla discriminazione di cui gay, lesbiche e transessuali sono vittime ogni giorno. Non solo gli insegnanti coinvolgono gli studenti in discussioni inerenti a questo tema ma devono intervenire vietando commenti omofobi e discriminatori. In quanto educatori e persone che fanno parte di una società non dovremmo tollerare espressioni razziste o omofobe».

Non sono solo gli studenti che hanno bisogno di uno spazio al sicuro dove imparare, ricorda Hammond. «Anche gli insegnanti omosessuali e transessuali hanno bisogno di un luogo dove l’omofobia non sia né tollerata né permessa. In quanto organizzazione che rappresenta gli insegnanti delle scuole elementari di tutto l’Ontario dobbiamo continuare a procurare informazioni ai nostri membri su omosessuali. Hanno il diritto a un ambiente professionale e produttivo».
E gli insegnanti rappresentano il buon esempio da seguire, quindi. «Il concetto di diversità e rispetto per gli altri - aggiunge Hammond - rientra nei comportamenti acquisiti e gli educatori devono fungere da modello in classe e nella comunità scolastica». Nessuno nasce omofobo, ricorda il presidente della ETFO. Società, famiglia e scuola diventano così i tre denominatori comuni nella lotta contro l’omofobia.
«Nel periodo dello sviluppo e della socializzazione del bambino le paure, le ansie di genitori nei confronti di gay, lesbiche e transessuali si riflettono su di lui. Paure che vengono a volte rinforzate dalla società. A tutto questo si aggiunge una mancanza di informazioni accurate sugli omosessuali, sui loro diritti e sulla loro funzione all’interno della società».

La famiglia ha un compito fondamentale. «Molto dipende da come i genitori, in quanto adulti, trattano questo tipo di argomento e da come reagiscono davanti a certi comportamenti omofobi». Reazione che viene, quindi, assorbita dal bambino.
L’ETFO, che comprende 76mila insegnanti e professionisti delle scuole elementari pubbliche nella provincia, mette a disposizione degli studenti diversi materiali e risorse. Oltre alla campagna “Positive Space and Positive Place” anche “Free from Fears”, una delle numerose iniziative che mirano a un mondo libero dalle paure e che rientrano nella “Equity and Inclusive Education Strategy” introdotta nel 2009 dal ministero dell’Istruzione. «Attraverso discussioni sull’omofobia e sulla diversità la scuola coinvolge gli studenti a seconda delle fasce di età. È una sorta di approccio investigativo».
Risale a pochi giorni fa uno studio dell’università di Winnipeg condotto dalla professoressa Catherine Taylor su 3.700 studenti canadesi tra il dicembre del 2007 e il giugno 2009. Secondo il sondaggio i commenti omofobi sono parte integrante e ormai accettata nella comunità scolastica. Alcune espressione vengono addirittura pronunciate dagli insegnanti.
“Gli LGBTQ (la sigla che racchiude gay, lesbiche, bisessuali, queer e trans, ndr) - si legge nello studio - sono esposti a un linguaggio che insulta la loro dignità durante la loro esperienza scolastica. I giovani che hanno familiari LGBTQ continuano a vedere i propri cari denigrati”.
«I risultati confermano ciò che avviene ogni giorno - commenta Hammond - Il 14 per cento degli studenti, uno su sette, si è detto “non esclusivamente eterosessuale”. Il 70 per cento ha sentito pronunciare espressioni come “sei così gay” ogni giorno a scuola e il 48 per cento ha sentito parole come “faggot”, “lezbo” e “dyke”. Il 10 per cento dei LGBTQ ha sentito commenti omofobi dagli insegnanti. Questo è inaccettabile».
Hammond ha parlato con vittime di omofobia in più occasioni. «Anche all’interno della mia famiglia ho un fratello gay e una sorella lesbica. So molto bene cosa significhi lottare ogni giorno contro le discriminazioni per il rispetto della loro identità. Mio fratello fu picchiato da tre individui quando era nel Grade 8. Erano gli inizi degli anni Settanta quando l’omofobia era più sentita».

La Giornata internazionale contro l’omofobia - che ha come obiettivo quello di promuovere e coordinare eventi internazionali di sensibilizzazione e prevenzione per contrastare un fenomeno in aumento - fu creata in Canada per la prima volta nel 2003 da un’organizzazione quebecchese, la Fondation Emergence. Il Canada è stato tra i primi Paesi a riconoscere e ad accettare la comunità lesbica e gay, ma secondo Hammond «c’è ancora tanto da fare».
«Abbiamo fatto grandi progressi soprattutto negli ultimi dieci anni. Anche l’ETFO ha sempre difeso e protetto i nostri membri LGBTQ, ma c’è ancora tanto da fare».
«Tutti i board e le scuole - conclude il presidente della ETFO - hanno il dovere di creare e sostenere un clima positivo che promuova equità e rispetto per la diversità. Questo permetterà di creare un’atmosfera positiva e soprattutto una cultura di rispetto e tolleranza per l’intera comunità scolastica».
È alle vittime di omofobia che Hammond rivolge un pensiero particolare. «Non tacete davanti a episodi di intolleranza. Denunciate. Avete il diritto di vivere nella società e di essere rispettati e protetti come individui».


Di SIMONA GIACOBBI