martedì 22 febbraio 2011

UCEMI - Conferenza sulla Bioetica

  

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Per la prima volta, la bioetica, una delle tematiche più complesse e delicate della società contemporanea, è stata affrontata lo scorso 20 febbraio dalla comunità cattolica italiana torontina. Nella sala di St. Bernard gremita per l’occasione da religiosi, sacerdoti e laici provenienti da numerose parrocchie, il presidente dell’UCEMI Giovanni Riccitelli in apertura, prima di presentare il prestigioso relatore, il noto neuropediatra Dr. Luigi Castagna, ha ribadito la volontà di continuo aggiornamento conciliare e di collaborazione con l’Arcidiocesi, di cui la conferenza è il frutto. Il Dr. Castagna, questo giovane medico, già presidente del comitato di ricerca Bioetica dello Scarborough General Hospital, con alle spalle lavoro umanitario in Equador, Bolivia, Honduras e Haiti, si è rivelato subito un uomo di profonda cultura e umiltà. In uno splendido italiano ha saputo chiarire e snocciolare con dovizia concetti come fecondazione assistita, maternità surrogata, clonazione, crioconservazione, testamento biologico, cellule staminali, eutanasia attiva e passiva, volontaria e involontaria, suicidio assistito, terapia del dolore e accanimento terapeutico. Tecniche che dividono, creano confusione a causa della loro complessità, e che spesso non tengono conto di settori dell’opinione pubblica che le oppongono in quanto immorali. In conseguenza di ciò –ha detto il Dr. Castagna- bioeticisti come Edmund Pellegrino (USA) e Margaret Somerville (Canada) hanno acquistato notorietà nei massmedia come esperti nel dibattito politico e pubblico. Il Dr. Castagna ha parlato anche delle manipolazioni genetiche attuate dai Nazisti e da alcune case farmaceutiche su bambini del terzo mondo e handicappati. Ha parlato dei casi di Terry Schiavo, Piergiorgio Welby, Eluana Englaro e infine di Joseph Maraachli, il bimbo di London (Ontario) di soli 13 mesi a cui deve essere staccata la spina in questi giorni e per cui i genitori chiedono una morte dignitosa: casi che continuano a interpellare le nostre coscienze sul principio della sacralità della vita.
Dal timore di un aumento incontrollabile delle spese sanitarie, dovuto all’aumento della longevità e quindi delle malattie croniche, che spesso richiedono cure prolungate e costose, è scaturito ultimamente un dibattito sulla legalizzazione dell’eutanasia e del suicidio assistito. In Canada, ha detto, una proposta di legge per l’eutanasia è stata recentemente sconfitta nella camera dei comuni, mentre in Quebec un’inchiesta dell’opinione pubblica ha evidenziato un numero sostanziale di medici che si sono espressi a favore della proposta. Proponenti e oppositori sono d’accordo sull’importanza di alleviare la sofferenza del malato, ma non sulla concezione della dignità umana: per gli uni consiste soprattutto nella libertà delle scelte e sulla qualità della vita; per gli altri, soprattutto cristiani e seguaci di altre religioni storiche, la dignità consiste nella natura umana stessa, in quanto imagine di Dio e oggetto del suo amore infinito, indipendentemente da età, stato di salute, sviluppo o qualità della vita. La sofferenza, per i cristiani, fa parte del tessuto dell’esistenza terrena: infliggerla al prossimo o astenersi dal prestare soccorso al sofferente sono mancanze gravissime, anche se sono richieste! La dignità–ha sostenuto con enfasi il dottore, citando anche la prefazione al Catechismo della Chiesa Cattolica e la Pontificia Accademia per la Vita-, si manifesta nella carità attiva di medici e infermieri verso il malato, attraverso terapie per alleviare il dolore fisico, ma anche trasmettendogli un senso di speranza. La speranza non risiede nella tecnologia, bensì nel perdono, nella resurrezione e nella vita eterna! È il discorso religioso che dà consolazione, non quello tecnologico! Per i pazienti che richiedono l’eutanasia in genere la morte non è nè imminente, nè il dolore è intrattabile! Depressione, senso di futilità della vita, timore di essere un peso per i membri della famiglia e della società sono le vere cause del desiderio di morire. Farmaci che controllano la depressione, risposte amorevoli da parte della famiglia, solidarietà da parte della comunità e un medico esperto nell’amministrare le cure palliative e della terapia del dolore sono le condizioni per fare riacquistare la dignità al paziente.
Altrettanto validi e qualificanti sono stati i contributi del pubblico: dalla storia molto commovente di P.Nazareno al capezzale della sorella in coma, “tra scienza che dice troppo e cuore che dice che vuole vivere”, alla “speranza che crede nei miracoli” del Cav. Fracassi, dalla “fede senza paura” testimoniata da Filomena Ricci che ha già subito 36 operazioni(4 per tumori), alla discussione sulla situazione degli anziani nelle case di riposo che richiedono molte energie, qualche familiare che li assisti, che gli parli e non li faccia sentire mai soli.
Proprio nel weekend dedicato alla famiglia, il Dr. Castagna ha voluto sottolineare che viviamo in una cultura in cui tutte le istituzioni sembrano orientate a promuovere un certo stile di vita, basato sul successo, sui piaceri e sui possedimenti materiali e meno sulle relazioni della famiglia e dell’amicizia, ma-ha detto- non tutti possiamo avere ricchezze, successo ed essere atletici come coloro che hanno il potere economico e politico. C’è bisogno di una conversione, di un impegno per il cambiamento della cultura, di una vera rivoluzione che cominci dalle nostre famiglie e dalle persone con cui lavoriamo! “Il cambiamento verrà dalla base -ha concluso fiducioso il Dr.Castagna-e dalle generazioni più giovani in cui c’è fermento e ho speranza che le cose cambieranno!”. Un incontro davvero ben riuscito che ha lasciato tutti i presenti sicuramente rincuorati e più alti di qualche centimetro.